A fine gara, ai microfoni DAZN Luciano Spalletti sembra voler salutare: “Decisione è stata presa, non si cambia idea”, ma intanto è lì a commentare un altro capolavoro andato in scena allo stadio Diego Armando Maradona. Protagonisti i Campioni d’Italia che hanno vinto contro gli aspiranti Campioni di Coppa Italia nonché di Champions League reduci da otto vittorie consecutive, mentre il Napoli sembrava aver perso lo smalto dopo la lunghissima cavalcata vincente.

Contro la Salernitana, la squadra partenopea aveva vinto l’ansia di chiudere i conti; contro l’Udinese aveva vinto la caparbietà per poter finalmente festeggiare; contro il Monza una sconfitta figlia di un appagamento dopo la sbornia: eppure non si trattava di un calo fisico quanto di una fisiologica flessione di energia nervosa. Finalmente contro l’Inter è tornato il Napoli che sin dal 15 agosto ha dominato il campionato sconfiggendo tutte le 19 squadre di Serie A.

Record su record con un possesso palla che significa dominio, il Napoli è sceso in campo nella 36ª di campionato con una lucidità ed una cattiveria che hanno costretto i nerazzurri a rifugiarsi nella propria metà campo secondo il più antico, tradizionale gioco all’italiana del catenaccio che prevede – quando possibile – il contropiede.
E il Napoli, ancora una volta, è stato costretto ad assediare il fortino con un possesso palla che mai va definito sterile o fine a se stesso come ha spiegato Spalletti: “Loro si sono sempre abbassati, per forza devi avere una rete di passaggi corti che servono a scavare il posto libero dove andarsi a inserire. Però quando si scala davanti bisogna trovare quel buco…Il possesso va fatto con equilibrio. Poi quando vedi la possibilità dell’inserimento, allora lì ci vuole più velocità. Il possesso va fatto con delle cose semplici, senza toccare palla 4 volte. Senza dare troppa velocità, sennò non si riesce a capire qual è il passaggio successivo”.

Poi il gol di Anguissa ha aperto le porte del paradiso; Lukaku le ha socchiuse, ma Di Lorenzo e Gaetano hanno spalancato l’intero portone facendo cantare tutto lo stadio, “Siamo noi, siamo noi, i campioni dell’Italia siamo noi” per chiudere infine con ‘Oi vita mia.

Un’altra memorabile serata che l’arbitro Marinelli ha tentato invano di imbrattare mostrando un secondo giallo a Gagliardini con 20′ di ritardo e fallacci a gogò, e annullando un gol a Simeone per un fallo precedente di Zielinski che era entrato sulla palla. Così è se vi pare…..