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Dopo gli scontri avvenuti tra gruppi di ultras del Napoli e della Roma in corrispondenza dell’area di servizio di Badia al Pino sull’autostrada A1, il procuratore aggiunto e magistrato Sergio Amato, intervistato dal quotidiano La Repubblica, ha parlato del tema della violenza tra le tifoserie e di come prevenire episodi simili, elogiando tra gli altri il presidente del Napoli Aurelio De Laurentiis per aver allontanato le frange più violente del tifo azzurro: “Daspo, trasferte vietate e porte chiuse si sono rivelate efficaci per ridimensionare gli atti di teppismo che avvenivano sugli spalti, ma non hanno eliminato una carica di violenza che si canalizza verso altri contesti. La partita, da questo punto di vista, rappresenta solo un pretesto. Ma lo stesso vale per la movida e si potrebbero fare altri esempi. Il Daspo a vita può servire a rendere gli stadi più sicuri, ma in passato abbiamo avuto episodi di fazioni che hanno scelto di non assistere più alle partite. Questo non ha impedito di partecipare a scontri o di andare in trasferta nonostante le restrizioni. Le società? Non sono in grado di rispondere su come si comportano tutti i club italiani. Posso dire però che al Calcio Napoli, sotto la gestione De Laurentiis, va dato atto di aver tenuto sempre a debita distanza le frange violente della tifoseria“.
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Scontri Napoli-Roma sulla A1, Amato: “La questione non è limitata allo sport”
Il procuratore aggiunto e magistrato Sergio Amato, intervistato da La Repubblica, ha parlato degli scontri tra tifosi del Napoli e della Roma avvenuti sull’autostrada A1 domenica 8 gennaio e di cosa le forze dell’ordine possono fare per prevenire episodi simili: “Innanzitutto bisogna tenere ben presente che non si tratta di una questione limitata al mondo dello sport, ma investe tutti i settori della società. Servono strumenti di cui attualmente, nonostante gli sforzi quotidiani, le forze dell’ordine e la magistratura non dispongono. Una persona trovata in possesso di un coltello, una mazza da baseball o un tirapugni può essere arrestata in flagrante in occasione di manifestazioni sportive. La legge non lo consente invece se lo stesso accade in altri contesti perché si tratta di reati contravvenzionali. È evidente che così l’impianto del sistema non è efficace. Leggi più severe? È una scelta del legislatore nella quale non posso entrare. L’importante è chiedersi se l’attuale impianto normativo, processuale e sostanziale, sia adeguato o meno a fronteggiare una violenza che si fa sempre più diffusa e a tutelare beni protetti dalla Costituzione come l’integrità fisica dell’individuo”.